sabato 29 gennaio 2011

Spunto di riflessione, anzi, metro di misura


Parlando con un amico, di cui non posso rivelarvi il nome ma che chiameremo Roberto, ho colto nelle sue parole quello che credevo fosse un bellissimo spunto di riflessione da condividere con voi. Mi sono poi accorto che il suo pensiero poteva essere assunto a metro di misura. Stavamo conversando dei nostri figli e del rapporto che abbiamo con essi. Roberto mi ha fatto notare che, quando siamo innamorati di una persona facciamo dei progetti che coinvolgono noi e l’altra persona. Vero, totalmente vero. Se sei innamorato di un individuo, pensi che andrete insieme al ristorante, in vacanza, al cinema, etc... Programmi delle attività da compiere unitamente! “Pochi sono innamorati dei propri figli”, questa la frase che ha pronunciato l’amico e che mi ha colpito! Il primo pensiero che può saltare alla mente è che questo non sia vero. Andando ad analizzare più in profondità questo concetto si può arrivare a condividerlo. Chi ha figli si occupa di loro: li mette a letto, li veste, li lava, li nutre, li porta a scuola e li va a prendere, compra loro dei vestiti, etc…
“Sì, ma questo è ciò che fai per una persona a cui vuoi bene”, questo il Roberto pensiero, “ se li ami devi avere il desiderio di costruire delle cose da condividere con loro, devi costruire uno spazio vostro, uno spazio da condividere,… come farebbero due innamorati!”
Roberto: hai fatto centro! L’amore che un genitore prova per un figlio, anche se difficilmente misurabile, è sicuramente molto grande ma l’innamoramento è un’altra cosa. Devo dire che, probabilmente, sono davvero pochi i genitori innamorati dei propri figli. O meglio, forse sono pochi quelli che lo restano tutta la vita. E’ molto semplice essere innamorati di un pargoletto di pochi mesi che ispira tenerezza nel suo aspetto ed in ogni cosa che fa scoprendo il mondo. Diventa certamente più difficile restare innamorati dello stesso bimbo quando si sa che ci aspetta una dura riunione con il nostro capo, alla quale non possiamo permetterci di giungere in ritardo, e il bel pargoletto urla e piange perché non vuole essere lavato e vestito per andare all’asilo. Si trasforma in missione quasi eroica restare innamorati del “pargolo” nell’età adolescenziale, periodo nel quale vi è la presa di coscienza del Sé e l’affermazione della personalità attraverso la ribellione e lo scontro con i genitori. Resta il fatto che Roberto ci ha messo una pulce nell’orecchio e, soprattutto, ci ha dato un nuovo metro di misura per quantificare l’amore nei confronti dei nostri figli. Grazie Roberto. E voi cosa ne pensate? Aspetto le vostre riflessioni.
Vi saluto e vi abbraccio.
"Tutto accade, adesso". Luca