
venerdì 31 dicembre 2010
giovedì 30 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei" 30 Dicembre 2010

S’avvicina la fine dell’anno e questo, come se fosse un post-it di dimensioni enormi, sta ad indicare che il tempo passa. Scorre, passa, fugge, sono tanti i termini con i quali indichiamo questo procedere delle lancette dell’orologio. Personalmente mi trovo ad due anni e mezzo da una soglia che viene, solitamente, definita importante: 50 anni di vita, la cosiddetta “mezza età”.
Quest’ultimo termine mi rasserena perché, se 50 è “la mezza età”, significa che “l’intera” è 100 anni di vita. Vista la longevità dei miei avi il traguardo non sembra irraggiungibile. Una cosa che ho imparato in questi miei, quasi, cinquant’anni è che la vita è “strana”, o meglio, ha dei metodi davvero imprevedibili per insegnarci per farci crescere. Come cantava il già citato Biagio Antonacci: “A volte il destino a più fantasia di noi”.
Sorrido se penso al fatto che ho, involontariamente suddiviso la mia esistenza in periodi di corse folli, di enormi sforzi volti al raggiungimento di un risultato ed in momenti di lucida e paziente attesa, in cui ho permesso all’esistenza di “scorrere” senza che io mi affannassi per ottenere un risultato. Il risultato di tutto ciò fa, davvero, riflettere. Sì, perché, per quanto mi sia preparato ed impegnato duramente per ottenere qualunque risultato, esso è poi giunto nel momento in cui ho smesso di cercarlo, d’inseguirlo e, a volte anche di volerlo. In quelle occasioni mi sono tornate in mente le parole dello spirito guida di un amica medium che, in più occasioni mi ha detto: “…Se chiedi avrai. Se tu cerchi troverai ma solo se non vuoi avrai”.
In questo apparente controsenso è racchiusa una grande verità. Se chiedi all’Universo, esso ti risponderà impiegando tutta la sua energia creativa per realizzare quanto da te richiesto. Quindi, cerca ciò che hai chiesto, cerca di raggiungerlo e cresci, impara da questa tua ricerca. Sappi, però, che sarà soltanto nel momento in cui smetti di desiderare che ciò che hai chiesto arriverà a te. Sapete qual è la verità: funziona proprio così. Vi porto un esempio che sarà chiarificatore anche, apparentemente, fuori argomento. A molti di voi sarà successo di non trovare più qualcosa, ad esempio le chiavi dell’auto. Di impegnarsi spasmodicamente per trovarle e poi… nel momento in cui avete smesso di cercarle, come per magia, esse si sono manifestate a voi proprio dinanzi ai vostri occhi. Sono sempre state lì e non le avevate notate prima. Nella vita accade così con tutto. Se desideriamo qualcosa partiamo ala sua conquista e questo ci fa, indubbiamente crescere. Lo sforzo, la fatica, la ricerca, sono tutte vie di crescita. Proprio perché stiamo crescendo volgiamo il nostro sguardo dove crediamo che sia “l’oggetto” che stiamo cercando. Sottolineo il fatto che il nostro sguardo va “…dove crediamo che sia…”, non dov’è. L’immaturità ci porta a cercare dove crediamo che sia. La maturità conduce il nostro sguardo nel posto giusto al momento giusto. Ecco allora che lo sforzo della ricerca ci fa crescere ma solo il tempo ci fa maturare e, proprio quando ci fermiamo, quando lasciamo che la vita semplicemente scorra,…. Senza sforzo alcuno arriva a noi tutto ciò che abbiamo tanto inseguito. Mi piace dire: “Non cercare di spingere il fiume, lascia che la vita ti porti!”
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
martedì 28 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei" 29 Dicembre 2010

Come ricorderete, ieri mattina dovevo recarmi a donare il sangue presso l’Avis. Mi sono regolarmente presentato al Centro Trasfusionale e, appena giunto in sala d’attesa, ho visto la dottoressa preposta al controllo prima del prelievo, che usciva di corsa dal suo studio e si dirigeva verso un altro reparto dell’ospedale. Dopo di me sono arrivati altri donatori e, insieme, abbiamo pazientemente atteso il ritorno della dottoressa. L’attesa non è stata affatto breve. Al suo ritorno la donna mostrava sul viso i segni evidenti del suo pessimo umore. M’invitò ad entrare, controllo la mia scheda, trasse un sospiro di sollievo e mi disse: “Meno male che sei qui.” Non riuscivo a comprendere la sua affermazione ma, per fortuna, proseguì: “Sono disperata, hai visto quanto tempo sono stata giù?”. In effetti la sua assenza era stata decisamente lunga. “Ho una paziente, giù in chemioterapia che ha bisogno di piastrine, di sangue, di tutto… non c’è verso di trovare niente…. È il tuo gruppo… fila su quella poltrona e vai a donare.”
Non trovai le parole per risponderle. Rimasi in silenzio per non intralciare i controlli che stava facendo su di me e, terminati questi, mi diressi verso una delle poltrone su cui avvengono le donazioni. Per accertarsi che tutto fosse ok, fu la dottoressa stessa ad occuparsi di predisporre tutto per la mia donazione nonostante ci fosse in sala l’infermiera preposta a questa attività. Le parole della dottoressa, il suo stato d’animo e quanto era accaduto, mi avevano profondamente toccato. Dono il sangue consapevole che viene utilizzato per aiutare altre persone che ne hanno necessità ma toccare “l’emergenza” così da vicino è un’altra cosa. Il sapere che c’è qualcuno che aspetta che il mio sangue venga lavorato per vedere aumentate le sue speranze di vita mi ha veramente toccato. Durante il prelievo, sdraiato sulla poltrona, mi sentivo particolarmente grato all’esistenza di avermi dato questa possibilità di aiutare gli altri. Come vi dicevo ieri, sapere che qualcuno può avere salva la vita grazie ad un gesto così naturale ma la cui importanza è direttamente proporzionale alla sua semplicità mi fa pensare che sarebbe follia non farlo. Provate ad immaginare che la donna rimasta in attesa del mio sangue fosse una persona a voi cara e che la sua sopravvivenza dipendesse dalla mia decisione di donare il sangue o di non donarlo: non sareste spinti dal desiderio di implorarmi a donare per tentare di salvare la persona a voi cara? Bene, io l’ho fatto! Ora tocca a voi!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
(Photo by Paolo Gepri)
Nella foto il Principe Diofebo Meli Lupi di Soragna
lunedì 27 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei", 28 Dicembre 2010

Oggi vado a donare il sangue. Un gesto che a me costa davvero poco, se non qualche ora di tempo. Un gesto la cui semplicità è direttamente proporzionale alla sua importanza. C’è qualcuno che, grazie a questa mia azione, può avere salva la vita! Dentro me sento che sarebbe follia non farlo eppure migliaia di persone non lo fanno e non sono nemmeno sfiorate dall’idea di farlo. Nella mia mente, quindi, elaboro un pensiero nel quale mi dico che, queste persone, non sono nemmeno sfiorate dall’idea di salvare un altro essere umano e, francamente, faccio fatica a crederci! Mi chiedo come sia possibile che un uomo o una donna pensino di non donare il sangue perché “hanno paura dell’ago”, oppure, sono infastiditi dalla vista del sangue, peggio ancora, non hanno tempo! Questo la dice lunga sul rapporto che abbiamo con noi stessi e con gli altri. Vi invito a pensare cosa potrebbe accadere se ad aver bisogno di sangue foste voi oppure uno dei vostri cari e non vi fosse la disponibilità del sangue stesso. Potreste prendere in considerazione l’idea di veder morire un vostro caro soltanto perché qualcuno, avendo paura dell’ago, gli ha negato un po’ del suo sangue e qualche ora del suo tempo. Questo pensiero non vi guida ad agire a superare eventuali vostre paure? Non vi guida ad un’azione che possa essere d’aiuto a voi, ad altri e d’esempio per il mondo intero? Intanto vorrei dirvi che, per ogni pura che superate, siete un poco più liberi e, questo, torna sicuramente a vostro vantaggio. Se voi superate le vostre paure, guidate dal vostro esempio, anche altre persone lo faranno e tante altre avranno salva la vita. Dai, non dite lo farò: FATELO! Oggi vi scrivo solo poche righe perché l’AVIS mi aspetta e la vita non può aspettare!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
(Photo by Paolo Gepri)
domenica 26 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei", 27 Dicembre 2010

Una canzone di Anna Oxa, risalente a tanti anni fa, iniziava con queste parole: “Quando nasce un amore….!”
Provate a ricordare l’adrenalina che ha guidato i vostri giorni quando nella vostra esistenza è arrivato un nuovo amore. La magia avvolgeva ogni vostro gesto. Qualunque cosa doveste fare, anche la più banale o la più pesante vi appariva come facile, divertente, piena di soddisfazione. In realtà compivate i gesti di sempre, frequentavate le stesse persone ma, a cambiare radicalmente era il vostro stato d’animo. Riuscite a immaginare cosa accadrebbe se riusciste a vivere sempre lo stesso stato d’animo per qualunque fatto della vostra esistenza? Sareste in paradiso, avreste fatto ritorno all’Eden dal quale, ci dicono, siamo stati cacciati. In realtà non siamo mai stati cacciati da nessun paradiso ma, semplicemente, abbiamo “assaggiato il frutto della conoscenza”. In poche parole, abbiamo aperto la strada alla nostra mente e le abbiamo permesso di trasformarsi da “servitore” a “padrone di casa”. A trasformare la nostra esistenza da “infernale” a “paradisiaca” non sono i fatti della nostra esistenza ma i pensieri che non proiettiamo su di essa. Vi faccio un esempio. Abbiamo detto che “Quando nasce un amore…” vi sentite come in paradiso e vorreste che tutti avessero un compagno perché trovate che questo vi porti direttamente in uno stato di felicità meraviglioso. Provate ad immaginare il vostro vicino di casa che vive con la sua compagna da trent’anni e già dopo dieci non la sopportava più. Per questo considera un inferno gli ultimi due decenni della sua vita ed imputa alla sua compagna questo suo stato d’animo. Come vedete, nella stessa situazione voi vi sentite in paradiso e qualcun altro all’inferno. Forse è accaduto anche a voi di trovarvi a disagio, in un vero inferno, con un compagno o una compagna che poi avete lasciato. Eppure eravate voi e siete ancora voi ma le sensazioni, le emozioni di allora erano diametralmente opposte a quelle che provate ora. Questo, ancora una volta, ci riporta alla mente e alla sua capacità di mostrarci le cose come un inferno o un paradiso. La cosiddetta “conoscenza” è detta anche “albero del bene e del male”. La nostra mente, per procedere nel suo “lavoro”, ovvero in una sorta d’istinto di sopravvivenza, ha dovuto catalogare tutto ciò che ci accade in “bene” e “male”. Ogni cosa che vediamo, sentiamo, diciamo, di cui ci nutriamo, tutto ma proprio tutto è catalogato dalla nostra mente in bene o male, in giusto o sbagliato. Questo ha la capacità di rendere la nostra realtà un inferno oppure un paradiso. Come avete compreso, inferno o paradiso non stanno nei fatti in sé ma nei pensieri che noi proiettiamo su di essi. Vi porto un altro esempio. Io faccio davvero fatica a reggere il traffico che attanaglia la città di Milano. Quando sono in auto, fermo in colonna per ore, nel tentativo di percorrere dieci chilometri, ho la sensazione di sprecare il mio tempo. Infatti, nella mia mente partono molti pensieri su come potrei sfruttare in modo più redditizio quel tempo che sto passando immobile col volante tra le mani. Per questo, appena posso, mi muovo con i mezzi pubblici. Alcune mie amiche, che trarrebbero enormi vantaggi dallo spostarsi con i mezzi pubblici, si muovono volutamente in auto perché, così, mentre sono in auto ascoltano musica e passano ore al telefono oppure su FB. Avete visto come, ancora una volta, a proiettarci all’inferno o in paradiso siano i nostri pensieri: la nostra mente! Questo dovrebbe avervi insegnato che per cambiare la vostra esistenza, per spostarla da infernale a paradisiaca, non occorre prendere tutto quello che c’è e buttarlo, non occorre cambiare le situazioni ma bisogna cambiare i nostri pensieri legati ad esse!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
"Il mondo che vorrei" 26 Dicembre 2010

Diceva una delle mie nonne: “ Non c’è più religione”. Ho compreso solo molti anni dopo cosa intendesse con questa frase. In quelle parole, in quell’affermazione condivisibile da qualsiasi religione è racchiuso lo spirito che guida l’essere umano al rispetto di Sé e del prossimo. Non vi è, infatti, in nessuna religione l’invito al “non rispetto” dell’altro. Coloro che invitano a combattere guerre, a compiere stragi o attentati in nome e per conto di un dio hanno, semplicemente, interpretato, distorto il significato delle scritture a loro piacere e, soprattutto, nel loro interesse. Se guardiamo, ad esempio, la religione più diffusa tra noi, quella cattolica, e proviamo a leggere i “Dieci Comandamenti” ci accorgiamo che già questi basterebbero, se applicati, a creare un mondo differente. Se fossimo capaci di applicare ciò che “le Tavole” ci trasmettono non avremmo bisogno di poliziotti, carabinieri o tribunali. Tutto filerebbe liscio. Sì, perché, più che un dogma religioso, osservati con gli occhi di oggi, ovvero, oltre duemila anni dopo la loro stesura, essi appaiono, poco più di un invito al buon senso. Non vedo nulla di religioso in “Non rubare”: è un invito a mantenere l’ordine, la pace sociale! Mi chiedo quale “capo”, sia esso politico o religioso, si senta di non dire al suo popolo la frase “Non rubate”. C’è poco misticismo, poca spiritualità e tanto senso pratico. Anche un invito come “Onora il Padre e la Madre” contiene un profondo senso pratico ed un indicazione di vita che porta, ancora una volta, al rispetto dell’uomo. Anche la lettura che possiamo dare a una frase come “ Ricordati di santificare le feste”, se spostata su un versante meno spirituale e più pratico ci dice che il nostro corpo non è fatto per lavorare sempre ma ha bisogno di ristoro sia per il corpo che per la mente. Sembra ormai chiaro, che “le parole della nonna” sono realmente applicabili a qualunque religione, in qualunque contesto sociale ed economico e, soprattutto, in qualunque epoca. Beh, allora, che voi siate cattolici, mussulmani, induisti, buddisti, jainisti…. Troverete nella vostra religione le parole giuste per farvi guidare nel rispetto di voi stessi e dei vostri simili. Se, invece, non seguite nessuna religione fate una cosa molto facile: affidatevi al buon senso! Attenzione, però, il buon senso non è fare ciò che fanno tutti ma quel che lascia sereni voi mentre lo fate ed anche dopo, quando ci ripensate!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
venerdì 24 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei" 24 Dicembre 2010

La macchina del caffè è il luogo più pericoloso che c’è. La rima è involontaria la considerazione è totalmente volontaria. Mi capita spesso, per lavoro, o mentre scambio due chiacchiere, di ascoltare persone che iniziano il loro discorso così: “L’altro giorno ero con un/a collega alla macchina del caffè e mi ha detto che….”
Devastante! Nel momento in cui il nostro cervello si rilassa e diventa più ricettivo, permettiamo alle nostre orecchie di fare da imbuto e consentire ai malumori altrui di penetrare, prima, e soggiornare, poi, nella nostra testa. Questo farà sì che le lamentele altrui diventino parte anche della nostra vita e ce ne facciamo carico. Il malcontento, che prima era soltanto del collega, ora, è diventato anche nostro e comincia a lavorare in noi. Ci troviamo, in certi pomeriggi, ad essere così arrabbiati, ma così arrabbiati con la nostra azienda o col nostro capo, che se ci chiedessero come mai lo siamo…. Porteremmo quale motivazione tutto ciò che abbiamo raccolto dagli altri. Lì, in quel momento, ci sentiremmo dei perfetti idioti accorgendoci che nessuna delle motivazioni della nostra rabbia ci appartiene: è tutta roba che abbiamo raccolto per strada che ha sedimentato in noi e ci ha fomentato portandoci a una errata percezione della reale situazione. Ecco perché la macchina del caffè è il luogo più pericoloso che c’è. E’ il santuari degli scontenti e i pessimisti. Lì cercano alleati da tirare con sé verso il basso: nel loro grigio pessimismo. State lontani dalla macchina del caffè, state lontani dai “gufi” che cercano di tirarvi nella loro notte. Se volete un caffè andate al bar. Se non potete andare al bar osservate quando alla macchina del caffè non c’è nessuno e cogliete il momento. Evitate che un momento di svago si trasformi in un mattoncino di malcontento da porre sul muro che vi dividerà dalla realtà trattenendovi in un inferno che vi siete costruiti con le vostre mani raccogliendo “schifezze altrui”. Se proprio sentite la necessità di condividere spazi e momenti fatelo con i vincenti, fatelo con coloro che vi tirano con loro verso l’alto non verso il basso. Inizialmente, forse, sarà più dura. Seguire un vincente è più difficile, anzi, più impegnativo ma, vi assicuro, che nel vale la pena: Il giorno ha sapore diverso dalla notte, la vittoria un sapore più dolce della sconfitta!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
mercoledì 22 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei" 23 Dicembre 2010

Siamo tutti eroi e siamo tutti codardi! In alcune aree della nostra vita siamo degli eroi, degli assi, siamo imbattibili, i migliori di sempre, i leader di mercato ed in altre, come si usa dire in formazione, “abbiamo delle aree di miglioramento”: per non dire che siamo un disastro! Pensate ad un medico, anzi, al medico di un pronto soccorso. Ecco, mentre alcuni di noi svengono al solo sentir pronunciare “Pronto Soccorso”, un medico che vi lavora vede e fa cose che farebbero rabbrividire, se non svenire, la maggior parte di noi. Quindi, per questo, saremmo portati ad etichettare quel professionista come “un eroe”! Provate ad immaginare il nostro eroe nei panni del codardo: non riuscite ad immaginarvelo? Ve lo descrivo. Egli torna a casa dopo il lavoro e, al suo ingresso in casa, avverte un forte disagio al petto e un nodo alla gola. E’ un medico e s’accorge subito che i suoi fastidi, se pur manifestati dal fisico, sono di origine emotiva. Il dolore che prova gli ricorda l’origine di questo su malessere. Vede la moglie, lei lo saluta freddamente, lui s’avvia versa la camera da letto per cambiarsi. Mentre cambia d’abito si ricorda che bei momenti felici ha passato con quella donna ma ora non c’è più niente: niente amore, niente affetto, non c’è più nemmeno rispetto. Non trova nulla di strano in tutto ciò: sono cose che accadono. Non c’è un’altra: semplicemente non l’ama più. Lì si sente soffocare ma non riesce a dirglielo. Lei, qualche anno fa ha avuto un brutto esaurimento nervoso e lui teme che, se la lascia, lei si ammali nuovamente. Così resta lì e vedendola come la responsabile della sua “prigionia” comincia a odiarla ma, ancora una volta, non riesce a dirglielo. Allora vi chiedo: dov’è finito il nostro eroe che affonda le mani nel sangue e rimette insieme corpi dilaniati dagli incidenti? Dov’è finito l’eroe? Si è spostato per far largo al codardo! Ci sono in ognuno di noi aree dove siamo eroi e aree in cui siamo codardi! Qualcuno di voi, probabilmente, non avrebbe nessun problema ad entrare in case e dire alla moglie che la lascerà entro fine settimana. Lo stesso qualcuno lavorerebbe in un pronto soccorso? Conosco capitani d’industria che non riescono a parlare con i loro figli: eppure comandano 400 dipendenti! Affascinanti donne manager con brillanti carriere alle spalle che non riescono a tenersi stretto un fidanzato. Conosco madri che sono bravissime sul lavoro, sanno tutto sui figli degli altri ma non riescono a farsi obbedire dai loro. L’elenco di esempi può proseguire all’infinito. Ma la domanda che voglio porre ora è: quali sono le vostre aree di “eroismo” e quali quelle di “codardia”? Individuatele e riconoscetevi il valore che vi danno le prima ma siate umili nel riconoscere che sulle seconde avete bisogno di aiuto per imparare ad essere eroi. Fatto ciò, mettetevi e testa bassa ed imparate: diventerete eroi!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
Gli obiettivi e le motivazioni - Letto da Natale Ciravolo.mov
Fatevi guidare, dalla meravigliosa voce di Natale Ciravolo, alla scoperta dei vostri obiettivi e delle vostre motivazioni!
2010-12-11 Il Mondo Che Vorrei
"Il Mondo che Vorrei", ci spererebbe fiori... Attraverso la meravigliosa voce di Cristian Imparato Vi giungano, di cuore, i miei Auguri di Buon Natale e di un Felice Anno nuovo, per un 2011 che realizzi "Il Mondo che Vorrei"!
"Il mondo che vorrei" 22 Dicembre 2010

Spesso, troppo spesso, capita che persone a noi care ci regalino tanti, troppi, buoni motivi per non raggiungere i nostri risultati. Cattiveria? Invidia? Nulla di tutto ciò. Però… dietro questo però c’è tutto il mio disappunto nei confronti di chi, totalmente inconsapevole, ci sega le gambe nel tentativo di sentirsi migliore. Vi porto un esempio pratico. A me è capitato monte volte di mettermi a dieta. Conosco i risultati che ogni dieta può dare, gli sforzi che comporta, cosa accade durante e cosa succede dopo! Non ho mai sorprese, agisco consapevole dell’intero processo. Durante la dieta, mi capita d’incontrare amici, oppure, persone che non conoscevo prima con le quali vado al bar o al ristorante. Se m’invitano a bere e a mangiare qualcosa al quale io dico “no, grazie”, il passo successivo è la seguente domanda: “come mai? Non ti piace?”
Risposta: “No, sono a dieta!”
Lì parte “il polpettone”. Mi sento dire: “Non devi fare diete perché, la sorella del mio portinaio, al termine della dieta, è ingrassata più di prima”, e ancora, “ poi mi hanno detto che ti può venire la depressione”, e, a quel punto, casualmente, la mia mano finisce in tasca a toccare ferro, “poi, mi ha detto la sorella del ragazzo di mia cugina, che gli si erano abbassati troppo i valori del ferro, la cugina dello suocero del mio amico, mi hanno detto che una volta è svenuta!”
Mentre sento queste cose guardo la persona che le sta pronunciando e, a volte, mi capita di vedere che è in sovrappeso di 10/15 kg. In poche parole, questo signore, che non ha mai fatto una dieta nella sua vita, sta cercando di istruire me, che ne ho fatto e ne sto facendo, sul perché non devo farle. Lui che non ha esperienza, spiega a me che ho esperienza perché non devo farle! Bene, siamo a posto! Io vi ho portato l’esempio della dieta ma questo è applicabile in centinaia di situazioni della mia e delle vostre vite. Molte persone che sono al nostro fianco, per nascondere la loro pigrizia o la loro paura, cercano di convincerci che noi, che agiamo, siamo QUELLI SBAGLIATI. Una persona che non ha la forza oppure il coraggio per mettersi a dieta, al fine di non sentirsi in colpa, cercherà di far sentire sbagliati noi che abbiamo sia la forza che la determinazione per farlo. Troppe e ancora troppe volte chi ci sta accanto ci demotiva, ci scarica, ci fa sentire sbagliati per far apparire se stesso migliore. Da chi ci sta vicino ci aspettiamo un aiuto, non un azione demotivante. Da una persona alla quale dico “sono a dieta”, mi aspetto dei suggerimenti, delle indicazioni “per farla”, per raggiungere il mio obiettivo non delle motivazioni “per NON farla”. Raggiungere un obiettivo è già, di per sé, un compito difficile e abbiamo bisogno che tutti co sostengano, che ci diano dei buoni motivi per riuscire non delle motivazioni per demordere. Badate amici, chi vi sta di fianco e pronuncia frasi che vi demotivano sta, semplicemente, cercando di nascondervi le sue paure e le sue debolezze. “Ribaltate la frittata”, invece di farvi tirare giù da lui/lei, provate voi a trascinarla. Può darsi che vi riesca, può darsi che non vi riesca. Se vi riesce: BRAVI. Se non vi riesce: staccatevi per un po’ da questa persona e raggiungete a testa bassa il vostro obiettivo. Una volta raggiunto lasciate pure che vi dica perché “non ce la farete a raggiungerlo”.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
lunedì 20 dicembre 2010
Che cosa è la formazione se non un cammino di ricerca di Sé? Intraprendere un percorso di... http://ping.fm/FxvsN
"Il Mondo che Vorrei", 21 Dicembre 2010

Vi ho già detto che per me la formazione è una sorta di missione e lo scrivere fa parte di questo compito. Che cosa è la formazione se non un cammino di ricerca di Sé? Intraprendere un percorso di formazione significa ammettere di non sapere chi siamo! Tutto ciò si basa sull’accettazione del fatto che siamo molto di più di quanto pensiamo e di quel che siamo riusciti a vedere di noi. Per questo, spesso, mi ritrovo a riflettere sui toni e sulle parole che uso nel blog ed anche sul canale Youtube (http://www.youtube.com/watch?v=Kyju4hDCKU8). Mi chiedo se riescono a scuotere, a scalfire le emozioni delle persone che mi leggono o che mi vedono. Sì, perché scrivo nel desiderio e nella speranza di provocare un sussulto, un’emozione, a volte una lacrima. Questo è il primo passo per cominciare a capire che c’è, in noi, qualcosa in più, qualcosa di diverso. Se anche solo un dubbio, incomprensibile, veloce, inafferrabile ci attraversa cuore e mente e ci porta a chiedere di più allora siamo pronti per un cammino di ricerca del nostro Sé. C’è qualcosa in noi che anela ad una libertà e ad una verità che ancora non possiede. Per questo vi dico che, se leggendo ciò che scrivo, se ascoltando ciò che dico ma anche, se guardando un film vi commuovete e vi partono mille domande, c’è qualcosa in voi che vi sta chiedendo di essere portata allo scoperto e di essere liberata. Ciò che vi sta richiamando all’ordine è la vostra natura, la vostra essenza che preme perché pronta per essere resa manifesta, per portarvi su nuove e migliori strade: ASCOLTATELA! Non importa che incominciate il vostro cammino di crescita con me: fate qualunque cosa che serva a liberarvi. Andate da chi volete, fate quel che volete. Fate meditazione, fate sport, fate yoga, ballate. Insomma, fate qualunque cosa serva per scuotere la vostra energia. Una volta che l’energia ha cominciato a muoversi vi guiderà, nel tempo, a trovare le risposte che vi servono e le strade più adatte a voi. Non esitate, fate qualunque cosa vi serva per fare anche un solo piccolo passo in avanti. Se fate anche un minuscolo passo avanti vi sarete accorti che ne potete fare altri ed altri ancora. Avrete, già col primo passo, una differente consapevolezza di voi e questo vi darà la forza che, forse, state cercando da una vita. Compite quel primo passo e, Dio solo sa, quale nuovo mondo vi si aprirà davanti anche e solo per quel primo piccolo passo!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
domenica 19 dicembre 2010
“La storia non muore, mai!”
Nei giorni scorsi stavo guardando la registrazione di “This is it”, ..... http://wp.me/pBkg7-24
Nei giorni scorsi stavo guardando la registrazione di “This is it”, ..... http://wp.me/pBkg7-24
"Il Mondo che Vorrei", 20 Dicembre 2010

“La storia non muore, mai!”
Nei giorni scorsi stavo guardando la registrazione di “This is it”, il film tratto dalle prove del tour di Michael Jackson. L’osservavo mentre ballava, lo ascoltavo mentre cantava. Studiavo l’energia che muovevano lui ed i suoi ballerini sul palco durante le prove. Vederli, sentirli ed emozionarmi davanti a ciò che facevano mi dava la sensazione che fossero lì con me. Poi, ho realizzato che Michael non c’è più e nella mia mente è scattato un “ma come, …è lì”. In quel momento ho compreso che “lì” non c’era Michael Jackson c’era la sua storia e, proprio lì, mi son detto che Michael Jackson non è morto perché “La storia non muore, mai!”
Badate che io non sono mai stato un fan scatenato del compianto artista. Nonostante questo mi rendo conto che io e lui, insieme, senza saperlo, abbiamo scritto una storia. Lui ha scritto ed interpretato canzoni per emozionare e coinvolgere la gente, per farla rider, piangere, riflettere. Io mi sono accorto di aver legato emozioni e ricordi a ognuna delle sue canzoni conosciute. Questo fa sì che il sentire la sua voce srotoli, in automatico, l’album dei ricordi: ravvivi ognuna della emozioni legate a quei ricordi! Allora diventa impossibile, per me, pensarlo morto perché sarebbe come negare la mia esistenza, sarebbe come toglierle dei pezzi. La sua musica è come una colla che tiene legati ricordi ed emozioni. Tiene insieme una parte di quel passato che mi ha condotto nell’oggi. Grazie anche alla sua musica e alle emozioni che ha generato in me sono l’uomo di oggi. Ho ripercorso con la mente i ricordi che mi legano a persone che hanno fatto parte della mia vita e che sono mancate. Di loro non ricordo che auto avessero ho quali case fossero di loro proprietà, nemmeno quale fosse la loro situazione economica: niente, buoi totale. Ho, invece, ben chiaro quali ricordi, quali stati d’animo, quali emozioni mi leghino a loro. In qualunque istante io mi ricolleghi a queste emozioni sento un profondo calore che mi avvolge il corpo e un brivido che corre dalla base del collo per tutta la schiena. Questo mi porta ancora a dire che “La storia non muore, mai”. Cercate di lasciare una traccia nella vostra esistenza e fatelo lasciando agli altri qualcosa che resta: per sempre!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
“Work hard, play hard”. Questo concetto, traducibile in “lavora duramente e divertiti con....
http://ping.fm/C5COa
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"Il mondo che vorrei", 19 Dicembre 2010

“Work hard, play hard”. Questo concetto, traducibile in “lavora duramente e divertiti con altrettanta intensità” , è molto diffuso negli U.S.A. e, praticamente, sconosciuto in Italia. In un mondo lavorativo dove la competitività è stata esasperata dalla crisi, troppo spesso, ci si scorda di essere in presenza di “esseri umani” e non di “risorse umane”. Per questo, in Italia, pronunciare un “Work hard, play hard” sembra quasi fantascienza. Vi parlavo, nei giorni scorsi, dei rapporti personali basati sull’io-tu e non sull’io-etichetta (io-il mio capo; io-mia moglie, etc.). Provate a vedere l’orrore, sì, proprio l’orrore, che c’è nel termine tanto caro ai nostri esperti di human research: Risorse umane! Ditemi, onestamente, chi di voi, si sente una “risorsa umana” anziché “un essere umano”! Amo l’essere umano e mi indigno davanti a questa passione del mondo del lavoro di dare un po’ di cipria alle cose che ritiene brutte al fine di renderle più belle: così, spesso, finisce col peggiorarle. Sì, perché se assumo in azienda da me l’Ing. Mario Rossi e lo considero una risorsa umana, l’ho posto allo stesso livello del tornio, del trapano o dell’escavatore: anche se differenti, sono pur sempre risorse. Stressando un po’ il concetto potremmo dire che la nostra collaboratrice domestica (se ne abbiamo una) e la nostra lavastoviglie o il microonde sono sullo stesso piano: la prima è una risorsa “umana” ed i secondi sono due risorse “tecnologiche”. Se non togliamo “l’etichetta” sono davvero sullo stesso piano. Collaboratrice domestica, microonde e lavastoviglie hanno due cose in comune: svolgono un lavoro e costano! Sono due “risorse”! Una cammina le altre due stanno ferme in cucina. Se poniamo l’essere umano a livello di “risorsa” lo abbiamo svuotato, svilito, offeso. Quest’etichetta ha portato, com’era inevitabile, a paragonare l’essere umano ad una macchina utensile: quando servi ti sfrutto, quando non servi ti stacco la spina e ti metto “in magazzino”. E’ vero, viviamo in una società dove le competitività si sono esasperate, dove tutti produco e tutti vogliono vendere ma, tutto questo, doveva servire a creare più benessere all’uomo. Osservate, invece, cos’è accaduto. L’uomo, nella spasmodica corsa verso il benessere, nell’affannosa ricerca di un paradiso, è riuscito a creare un inferno nel quale ha intrappolato se stesso e molti suoi simili. Altro che “Work hard, play hard”. Soprattutto nel nostro paese c’è soltanto il “Work hard”, del “Play hard” nessuna traccia. In questo concetto, preso per intero, “Work hard, play hard”, c’è tutto il rispetto dell’essere umano. Ti riconosco come uomo, quindi, prendendo atto che non sei una macchina, riconosco che hai delle necessità di rispetto, dignità, relax, svago… sei un essere umano, non una risorsa umana. Non è un caso che le società che applicano, al loro interno, questa filosofia siano tra le più grandi del mondo. Volete qualche nome: Facebook, Google, eBay… Credo che non abbiano bisogno di presentazioni. Gli spazi lavorativi, in queste aziende sono uguali per tutti. Il sig. FB siede in mezzo ai suoi “colleghi” in una scrivania come la loro. Gli spazi lavorativi sono concepiti come spazi di lavoro, riposo e svago. Al loro interno, infatti, si lavora, ci si riposa, e ci si diverte (al fine di rigenerare corpo e mente). Vi dico queste cose non per averle sentite dire ma per esperienza personale. L’attività che ho svolto in eBay mi ha immerso nel mondo del “Work hard, play hard”. Accadeva esattamente ciò che ho descritto per FB. Si lavorava, ci si divertiva, ci si riposava. I risultati? Impressionanti, numeri mai visti da altre parti, target frantumati in meno di un terzo del tempo previsto! Lavoro, riposo, divertimento sono attività che competono ad un essere umano ma non ad una “risorsa umana”. Una risorsa umana è come un tornio: gli attacchi la spina e lui funziona. Sì, ma lo devi comandare altrimenti sta fermo lì e non produce nulla. Un essere umano non ha bisogno di spina elettrica e può stupire per i risultati che genera. Tutto ciò per dirvi che, l’esperienza mi insegna, come l’essere umano, per dare il meglio di Sé, non vada “spremuto” ma “LIBERATO”!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
venerdì 17 dicembre 2010
"Il Mondo che Vorrei", 18 Dicembre 2010 - Nelle culture orientali la chiamano “Maya”....
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"Il mondo che vorrei", 18 Dicembre 2010

Nelle culture orientali la chiamano “Maya”. In Matrix il protagonista, Neo, vede un bambino che piega un cucchiaio con la forza del pensiero e, chiedendogli come fa, si sente rispondere: “Non pensare di piegare il cucchiaio, pensa, piuttosto, che il cucchiaio non esiste!”
Stiamo parlando della stessa cosa, ovvero, Maya! Maya è un simbolo, quello “dell’illusione”: pensa che il cucchiaio non esiste! Che cos’è l’illusione? L’illusione è, in realtà, tutto ciò che noi viviamo e percepiamo. Vi faccio un semplice esempio. Se entrate in una stanza in cui ci sono dieci persone e chiedete com’è la temperatura avrete, probabilmente, dieci disposte differenti. Questo perché ognuno ha la sua percezione! Badate che questo non accade soltanto con la temperatura ma anche con i sapori, la vista, l’udito: la vita intera. Ognuno di noi percepisce ciò che il suoi “filtri” gli mostrano. Vede le situazioni non per ciò che sono realmente ma per quel che la sua percezione, sia razionale che emotiva, gli mostra. Ecco per che si dice “impossible is nothing”, ovvero, “l’impossibile non esiste”. Già perché ciò che può risultare impossibile a noi può essere semplice per qualcun altro. Si dice, infatti, che “una cosa è impossibile da realizzare fino a quando arriva qualcuno che non lo sa e la fa”. Adoro questa frase perché è l’emblema di Maya, dell’illusione. Pensate “una cosa è impossibile da fare fino a quando arriva qualcuno che non lo sa e la fa”! Questa è la misura precisa dell’illusione in cui viviamo. Tutti noi possiamo avere la percezione che “qualcosa” sia impossibile da realizzare, un’impresa insormontabile ma, appena arriva qualcuno che ha una percezione differente dalla nostra, …prende e la fa! Quindi siamo noi che, con i nostri pensieri e le nostre percezioni costruiamo il mondo che ci circonda: NON il contrario. La maggior parte delle persone, purtroppo, ritiene che ciò che c’è nella loro vita dipenda da quel che sta attorno a loro. Si affannano, per questo, a cambiare ciò che li circonda: il lavoro, gli amici, il fidanzato. Dopo qualche tempo si ritrovano, per esempio, a dire: “…ma li trovo tutti io i datori di lavoro così?”, oppure “…ma li trovo tutti io gli uomini così?”. Sì, li trovi tutti tu, rispondo io, perché quello è ciò che tu sei capace di costruire con le tue forme pensiero: i tuoi pensieri e le tue percezioni costruiscono la tua realtà. So di avervi dato un concetto difficile sia da accettare che da interiorizzare, ma è mio dovere provare a far cadere “il velo di Maya”! Per oggi non vado oltre.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
giovedì 16 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei", 17 Dicembre 2010

Un giorno della scorsa estate, dopo tanto che non accadeva, ho sentito al telefono l’amico Federico Amoroso (talentuoso cavaliere italiano). Nel raccontargli i cambiamenti nella mia vita gli ho detto di aver deciso di fare il formatore a tempo pieno. La sua reazione mi ha stupito: “come sarebbe a dire che “hai deciso”…, tu un formatore lo sei sempre stato, hai semplicemente deciso di fare solo questo. Hai sempre aiutato le persone”.
Proprio dalla sua affermazione, mi resi conto che era, davvero, stato sempre così. Da sempre intervenivo nella vita delle persone nel tentativo di migliorarla. Era ed è un gesto naturale. Non è premeditato, non ci penso. Accade come fosse spinto da un automatismo. Mi sono accorto proprio pochi minuti fa di averlo fatto nuovamente, sempre spinto “dall’essenza”. Partecipando ad una discussione su un blog, ho visto che un ragazzo di “soli” 36 anni voleva soffocare un suo sogno ed abbandonare per sempre un suo talento, a causa delle troppe delusioni. Ho provato a prenderlo per mano e a guidarlo per portarlo a compiere un altro passo in avanti verso il suo sogno: l’ha fatto! Solo dopo aver compiuto queste azioni ho “inquadrato” la situazione ed ho preso atto che “la mia essenza” era uscita nuovamente. L’essere umano è come un Buddha che cammina tra cielo e terra senza avere la consapevolezza di Sé. Quando la mente occupa il suo giusto posto, quello del “servitore”, l’uomo si avvicina alla sua essenza di Buddha ma quando la mente prende il sopravvento l’uomo si scorda completamente della sua natura e si “abbassa” verso i suoi istinti protendendosi, a testa bassa, verso quei bisogni primari che Maslow raffigurava nella sua piramide. Troppo spesso le nostre menti tessono ragnatele di dubbi, paure e incertezze nelle quali la nostra vita incespica convincendoci di essere ciò che no siamo e spingendoci su strade che non sono le nostre. Consapevole di tutto questo non resisto alla tentazione di prendere per mano ogni essere umano che si sta illudendo di essere meno di ciò che è e tentare di riportarlo ad una visione più realistica di Sé e del contesto in cui vive e lavora!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
Il Mondo che Vorrei
mercoledì 15 dicembre 2010
"Il mondo che vorrei", 16 Dicembre 2010

E dire che, tutto, era partito come un gioco. Chi ha letto il libro (www.oggihoscopertodiesseredio.it) lo sa già ma per gli altri è una cosa nuova che voglio raccontare. Un giorno, di tantissimi anni fa, entra in ufficio un mio collaboratore e mi dice di aver trovato chi mi poteva dare alcune risposte che stavo cercando ma che non riuscivo a trovare. Romeo, questo il suo nome, disse che la soluzione a tutto si trovava nelle mani di “una maga” come la definiva lui. Volevo molto bene a Romeo e, solo per questo, non lo maltrattai per ciò che aveva detto. Il mio rifiuto fu netto ma le sue insistenze furono così forti da portarmi ad accettare di incontrare quella persona. Decisi che sarebbe stato come partecipare a un gioco e che lo avrei fatto soltanto per non ferire l’amico. Aspettandomi di trovarmi davanti ad una “fatucchiera” col cappello a punta e la sfera di cristallo, restai particolarmente stupito nel trovarmi al cospetto di una normalissima ragazza poco più che ventenne. All’epoca ero concreto e “materiale” come pochi. Diciamo che San Tommaso, per me, era un credulone. Vedendo “la maga” che avrebbe dovuto darmi le risposte che desideravo, vidi aumentare anche il mio scetticismo! Essa appariva ai miei occhi come una persona normalissima. Come poteva darmi risposte andando a frugare nel passato e nel futuro? Sapete che accadde? Quel giorno scoprii un mondo che non conoscevo! Dovetti arrendermi al fatto che vi erano “cose” e “situazioni” che esistevano al di là del fatto che io vi credessi o meno! Quella ragazza che io non avevo mai visto, entrò in trans (fino ad allora credevo accadesse solo nei film) e, sotto dettatura della sua guida, cominciò a scrivere le risposte alle mie domande! Quel giorno la mia esistenza prese uno scrollone tale che tutte ma proprio tutte le mie certezze caddero! Dovetti mettere in discussione tutto quel che avevo creduto fino ad allora. Quella ragazzina aveva fatto crollare il mondo di certezze che mi ero costruito negli anni passati e lo aveva fatto mostrandomi ciò che, fino ad allora, mi ero rifiutato di vedere perché ritenevo che non potesse esistere! Oggi, sorrido quando le persone che incontro mi dicono di “non credere a queste cose” e sapete perché? Gli anni passati a compiere ricerca e meditazione hanno aperto così tanto i miei canali percettivi da mettermi in grado di comunicare costantemente con ciò che viene chiamato “aldilà”! Vedo, sento, parlo con “l’aldilà” e credetemi, “quell’aldilà” è molto più “di qua” di quanto possiate immaginare! L’energia che ci avvolge è, in realtà, ciò che tutti definiscono “aldilà”. Forse sarebbe giusto dire “aldilà delle normali capacita di vedere e sentire”! Ora che le vostre menti staranno già camminando sulla via del dubbio vi chiedo: “Voi vedete le onde radio?”
Certamente no, eppure la radio riuscite a sentirla! Bene! Sappiate che ci sono persone capaci di vedere energie e frequenze che sono, normalmente, escluse alla “vista” della maggior parte delle persone. Queste persone, abitualmente, definite “medium” o “sensitivi” sono individui come tutti gli altri. Personalmente ritengo tutto ciò un dono e sono ben felice di poter vedere “parti di mondo” che gli altri non riescono a vedere. E’ la prima volta che rendo pubblico tutto questo. Molti amici sanno di questo mio “dono” ma, i più non sanno nulla. Tante persone che, negli anni, sono venute a sapere di questa mia capacità mi hanno chiesto aiuto e, ben volentieri, ho prestato “la mano”. Molti altri sono scappati! Io non so se dopo questa ammissione la lista degli amici si accorcerà ulteriormente ma io sono questo e non ho intenzione di negarlo!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
"Il Mondo che Vorrei", 15 Dicembre 2010
Lo ricordo come fosse ora e con profonda emozione: era il mio primo corso nel ruolo di “Guru”, come amava definirmi qualcuno. Sono passati dodici anni. Avevo scelto di tenere quel corso nel luogo che mi aveva visto diventare Master Reiki. Un luogo magico sulle colline di Reggio Emilia: La Casa Del Tibet! Lì, l’energia è talmente forte e intesa che la puoi toccare. Si respira sacralità in tutte le sue forme. Sempre lì, davanti a me, otto persone in evidente stato di agitazione: io, più agitato di loro. Forse la mia inquietudine non era dovuta al fatto che, per la prima volta, vestivo i panni dell’insegnante ma dalla consapevolezza interiore, inconscia, che difronte a me sedevano persone che mi avrebbero cambiato la vita. Alcuni di loro sono, oggi, tra i miei migliori amici. Una di loro, come ama dire lei, cammina al mio fianco! Sto, infatti, parlando di Paola, mia moglie e madre di Sophia! L’agitazione di tutti lasciò, presto, spazio a profonde emozioni che ci accompagnarono per un intero fine settimana e che hanno cambiato il corso del destino di tutti i partecipanti. In quel luogo e con quelle persone mi sentivo a casa. Avvertivo la meravigliosa sensazione di fare la cosa giusta nel momento giusto. I ragazzi e le ragazze davanti a me percepivano questa mia sicurezza e si facevano accompagnare alla scoperta di emozioni che non sapevano nemmeno d’avere. Anch’io mi stupii di cosa furono in grado di lasciare uscire. Alla fine dei due giorni avevo imparato una cosa che nemmeno pensavo. La capacità dell’essere umano di guarire Sé stesso era ben oltre ogni mia possibile immaginazione. L’uomo “si costringe” e si “limita” o, addirittura, “si punisce” quando non conosce Sé stesso. L’aver preso per mano quelle persone ed avergli mostrato degli aspetti di Sé che nemmeno immaginavano ha regalato loro la libertà! Libertà di scegliere, di essere, di vivere! Già, di vivere, perché qualcuno di loro, in bilico tra la malattia e la vita ha potuto scegliere: ed ha scelto la vita! Cosa che non sarebbe mai accaduta se non avesse avuto il modo di conoscere il “vero” Sé stesso, se non avesse potuto contattare le emozioni che stavano soffocando dentro il suo cuore. Beh, se volete, chiedetemi ancora perché faccio formazione e, all’infinito, vi risponderò che “…così, dipingo il mondo che vorrei”
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
"Il mondo che vorrei" 15 Dicembre 2010
Lo ricordo come fosse ora e con profonda emozione: era il mio primo corso nel ruolo di “Guru”, come amava definirmi qualcuno. Sono passati dodici anni. Avevo scelto di tenere quel corso nel luogo che mi aveva visto diventare Master Reiki. Un luogo magico sulle colline di Reggio Emilia: La Casa Del Tibet! Lì, l’energia è talmente forte e intesa che la puoi toccare. Si respira sacralità in tutte le sue forme. Sempre lì, davanti a me, otto persone in evidente stato di agitazione: io, più agitato di loro. Forse la mia inquietudine non era dovuta al fatto che, per la prima volta, vestivo i panni dell’insegnante ma dalla consapevolezza interiore, inconscia, che difronte a me sedevano persone che mi avrebbero cambiato la vita. Alcuni di loro sono, oggi, tra i miei migliori amici. Una di loro, come ama dire lei, cammina al mio fianco! Sto, infatti, parlando di Paola, mia moglie e madre di Sophia! L’agitazione di tutti lasciò, presto, spazio a profonde emozioni che ci accompagnarono per un intero fine settimana e che hanno cambiato il corso del destino di tutti i partecipanti. In quel luogo e con quelle persone mi sentivo a casa. Avvertivo la meravigliosa sensazione di fare la cosa giusta nel momento giusto. I ragazzi e le ragazze davanti a me percepivano questa mia sicurezza e si facevano accompagnare alla scoperta di emozioni che non sapevano nemmeno d’avere. Anch’io mi stupii di cosa furono in grado di lasciare uscire. Alla fine dei due giorni avevo imparato una cosa che nemmeno pensavo. La capacità dell’essere umano di guarire Sé stesso era ben oltre ogni mia possibile immaginazione. L’uomo “si costringe” e si “limita” o, addirittura, “si punisce” quando non conosce Sé stesso. L’aver preso per mano quelle persone ed avergli mostrato degli aspetti di Sé che nemmeno immaginavano ha regalato loro la libertà! Libertà di scegliere, di essere, di vivere! Già, di vivere, perché qualcuno di loro, in bilico tra la malattia e la vita ha potuto scegliere: ed ha scelto la vita! Cosa che non sarebbe mai accaduta se non avesse avuto il modo di conoscere il “vero” Sé stesso, se non avesse potuto contattare le emozioni che stavano soffocando dentro il suo cuore. Beh, se volete, chiedetemi ancora perché faccio formazione e, all’infinito, vi risponderò che “…così, dipingo il mondo che vorrei”
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
lunedì 13 dicembre 2010
“Il Mondo che Vorrei”, 14 dicembre 2010
“Il mondo che vorrei”, ovvero, quelle che dipingo facendo il Life Coach, è un luogo in cui gli esseri umani si rapportano con i loro simili basando la relazione su un concetto di partenza sintetizzabile in “io ok, tu ok”. Questo il primo passo per andare nell’unica direzione sensata, cioè, quella in cui il rapporto con l’altro è “io – tu” e non “io – qualcosa”: “io –mia moglie”, “io – il mio capo”, “io – i miei amici”, “io – la società”. Se diamo “un etichetta” alle persone con le quali veniamo in contatto, caricheremo di aspettative il rapporto con esse. Se, ad esempio, considero la compagna della mia vita “una moglie”, avrò già appesantito il nostro rapporto con l’infinità di aspettative che un uomo adulto ha nei confronti della figura identificata come moglie. Pretenderò che l’essere che cammina al mio fianco svolga attività che, fino ad oggi, sono state, nell’inconscio collettivo, considerate insite nel ruolo di moglie: lavare, stirare, cucinare, pulire, badare ai figli, darmi affetto e sesso. In tutto ciò manca la parte più importante. Quella “moglie” è, semplicemente, una donna, così come io sono un uomo. Siamo a pari capacità, pari diritti, pari doveri, pari dignità. E’ qui per compiere le stesse esperienze che compio io in quanto essere umano. Se cammino insieme a lei in una situazione “io –tu” avrò creato un rapporto alla pari! Se mi pongo in una situazione di “io – moglie” avrò creato un rapporto senza equilibrio. Questo vale anche per le situazioni lavorative. Immaginate un rapporto “io – datore di lavoro”. Se mi dimentico che il datore di lavoro è, innanzitutto, un uomo, avrò creato le basi per un rapporto dove non c’è equilibrio ma solo pretese. Provate a pensare dove può portare tutto ciò. Andate a cercare i pensieri nell’inconscio collettivo e scoprirete che i vostri pensieri sono: “mi sfrutta, non mi paga abbastanza, guadagna col mio lavoro…”.
Potremmo andare avanti mesi ed accorgerci che il risultato è sempre lo stesso: quando il rapporto è “io – qualcosa” ci sono le basi per la frustrazione ed il fallimento!
La mia esperienza mi dice che, portando nell’essere umano la consapevolezza del suo essere persona e non etichetta e di potersi rapportare agli altri in un rapporto alla pari, cambia il mondo: in meglio. Ecco perché quest’attività la svolgo ogni giorno, da sempre, e voglio svolgerla ogni giorno ed ogni istante della mia vita. Vi è in me la convinzione che questa sia una sorta di missione che devo portare avanti per conto dell’Universo. Non nella presunzione di avere qualcosa da insegnare ma nella consapevolezza di essere uno “strumento”, un servo nelle mani di “qualcuno” che ha parole e mezzi per insegnare agli altri.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
Potremmo andare avanti mesi ed accorgerci che il risultato è sempre lo stesso: quando il rapporto è “io – qualcosa” ci sono le basi per la frustrazione ed il fallimento!
La mia esperienza mi dice che, portando nell’essere umano la consapevolezza del suo essere persona e non etichetta e di potersi rapportare agli altri in un rapporto alla pari, cambia il mondo: in meglio. Ecco perché quest’attività la svolgo ogni giorno, da sempre, e voglio svolgerla ogni giorno ed ogni istante della mia vita. Vi è in me la convinzione che questa sia una sorta di missione che devo portare avanti per conto dell’Universo. Non nella presunzione di avere qualcosa da insegnare ma nella consapevolezza di essere uno “strumento”, un servo nelle mani di “qualcuno” che ha parole e mezzi per insegnare agli altri.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
“Il Mondo che Vorrei”, 14 dicembre 2010
“Il mondo che vorrei”, ovvero, quelle che dipingo facendo il Life Coach, è un luogo in cui gli esseri umani si rapportano con i loro simili basando la relazione su un concetto di partenza sintetizzabile in “io ok, tu ok”. Questo il primo passo per andare nell’unica direzione sensata, cioè, quella in cui il rapporto con l’altro è “io – tu” e non “io – qualcosa”: “io –mia moglie”, “io – il mio capo”, “io – i miei amici”, “io – la società”. Se diamo “un etichetta” alle persone con le quali veniamo in contatto, caricheremo di aspettative il rapporto con esse. Se, ad esempio, considero la compagna della mia vita “una moglie”, avrò già appesantito il nostro rapporto con l’infinità di aspettative che un uomo adulto ha nei confronti della figura identificata come moglie. Pretenderò che l’essere che cammina al mio fianco svolga attività che, fino ad oggi, sono state, nell’inconscio collettivo, considerate insite nel ruolo di moglie: lavare, stirare, cucinare, pulire, badare ai figli, darmi affetto e sesso. In tutto ciò manca la parte più importante. Quella “moglie” è, semplicemente, una donna, così come io sono un uomo. Siamo a pari capacità, pari diritti, pari doveri, pari dignità. E’ qui per compiere le stesse esperienze che compio io in quanto essere umano. Se cammino insieme a lei in una situazione “io –tu” avrò creato un rapporto alla pari! Se mi pongo in una situazione di “io – moglie” avrò creato un rapporto senza equilibrio. Questo vale anche per le situazioni lavorative. Immaginate un rapporto “io – datore di lavoro”. Se mi dimentico che il datore di lavoro è, innanzitutto, un uomo, avrò creato le basi per un rapporto dove non c’è equilibrio ma solo pretese. Provate a pensare dove può portare tutto ciò. Andate a cercare i pensieri nell’inconscio collettivo e scoprirete che i vostri pensieri sono: “mi sfrutta, non mi paga abbastanza, guadagna col mio lavoro…”.
Potremmo andare avanti mesi ed accorgerci che il risultato è sempre lo stesso: quando il rapporto è “io – qualcosa” ci sono le basi per la frustrazione ed il fallimento!
La mia esperienza mi dice che, portando nell’essere umano la consapevolezza del suo essere persona e non etichetta e di potersi rapportare agli altri in un rapporto alla pari, cambia il mondo: in meglio. Ecco perché quest’attività la svolgo ogni giorno, da sempre, e voglio svolgerla ogni giorno ed ogni istante della mia vita. Vi è in me la convinzione che questa sia una sorta di missione che devo portare avanti per conto dell’Universo. Non nella presunzione di avere qualcosa da insegnare ma nella consapevolezza di essere uno “strumento”, un servo nelle mani di “qualcuno” che ha parole e mezzi per insegnare agli altri.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
Potremmo andare avanti mesi ed accorgerci che il risultato è sempre lo stesso: quando il rapporto è “io – qualcosa” ci sono le basi per la frustrazione ed il fallimento!
La mia esperienza mi dice che, portando nell’essere umano la consapevolezza del suo essere persona e non etichetta e di potersi rapportare agli altri in un rapporto alla pari, cambia il mondo: in meglio. Ecco perché quest’attività la svolgo ogni giorno, da sempre, e voglio svolgerla ogni giorno ed ogni istante della mia vita. Vi è in me la convinzione che questa sia una sorta di missione che devo portare avanti per conto dell’Universo. Non nella presunzione di avere qualcosa da insegnare ma nella consapevolezza di essere uno “strumento”, un servo nelle mani di “qualcuno” che ha parole e mezzi per insegnare agli altri.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
domenica 12 dicembre 2010
Vi racconto una storia.... e questo e solo l'inizio!
Era il primo di gennaio 1995. Attraverso la lettura di un libro scritto da una famosa attrice, Shirley Maclaine , diva che non avevo mai nemmeno considerato in veste di scrittrice ma di cui ebbi modo di scoprire il valore, ho appreso un concetto che avrebbe cambiato, per sempre, la mia vita! Sia per i contenuti sia per l’apertura che diede ai miei pensieri, scoprii tra le righe di “La fuori su un ramo”, che la mia anima, unita indissolubilmente a quella di tutti gli altri uomini, formava un’immensa energia che noi chiamiamo Dio. Quel giorno compresi di essere una parte di Dio e capii una cosa altrettanto importante. Attraverso la lettura e la frequentazione di persone che avessero compiuto determinati percorsi di vita, avrei potuto migliorarmi e trovare la forza di attraversare difficoltà che, fino ad allora, non avevo mai pensato di riuscire a superare. Potevo migliorarmi, ovvero, ero in grado di mettere in atto dei processi grazie ai quali, giorno per giorno, riuscivo a cresce, a migliore. Decisi allora di condividere quanto avevo appreso. Di lì nacque la scintilla che diede alla luce “Oggi ho scoperto di essere Dio”. Il suo contenuto non voleva essere altro che un invito a percorrere strade non ancora percorse, ad esplorare zone di noi che ancora non conosciamo perché, in esse possiamo, trovare strumenti che non sappiamo nemmeno d’avere e che possono modificare profondamente ed in meglio il nostro cammino nei viali dell’esistenza. Inizialmente ebbi tanti dubbi, soprattutto perché non avevo mai scritto un libro ma anche, perché temevo che lo scritto, una volta terminato, potesse apparire come un’opera di presunzione. La mia bassa autostima di allora continuava ad alzare dubbi in tutte le direzioni. Decisi ugualmente di scriverlo perché compresi di aver trovato qualcosa di grande, anzi, grandioso. L’intuizione alla quale la Maclaine mi aveva condotto aveva impresso una svolta molto forte alla mia esistenza. Non raccontare ciò ch’era accaduto era come negare agli altri la possibilità di migliorarsi, di cambiare in meglio la propria esistenza. Non potevo negare agli altri la possibilità di crescere. Non potevo nemmeno lasciar appassire dentro me quella conoscenza. Quel giorno è cominciato il mio cammino nella formazione e, dopo quel momento, non si è mai interrotto.
Se, dapprima, vedevo la formazione come qualcosa alla quale partecipare sporadicamente per migliorare i miei atteggiamenti, da quel momento, essa divenne parte integrante del mio quotidiano. Lo divenne anche il mio desiderio di trasferire agli altri ciò che apprendevo. Ad alimentare questo desiderio vi era il modo con cui osservavo il mondo. Vedevo solo gente che viveva nell’affanno, nella rabbia, nell’ansia. All’inseguimento cieco ed ostinato di un miglioramento della propria esistenza ottenuto nella maggior parte dei casi a scapito di qualche altro essere umano. In tutto questo non c’era un’etica. Non si trovava traccia del rispetto dell’altro, della sua dignità, dei suoi valori.
Compresi che se le persone avessero avuto la possibilità di vedere ciò che io avevo già visto, avrebbero trovato una più alta consapevolezza di Sé. In questa consapevolezza avrebbero trovato un maggior rispetto di Sé e delle persone che incontravano sul loro cammino.
Avrebbero dato un peso differente alle loro parole e al loro agire. Dovevo migliorarmi ogni giorno per essere in grado di trasferire in modo corretto la mia conoscenza agli altri: questo avrebbe costruito un mondo migliore.
I miei primi approcci all’insegnamento passarono attraverso discipline, cosiddette, “spirituali”: Reiki e Meditazione. Intrapresi il cammino che mi portava ad essere Master Reiki e, rispettando i tempi imposti da colui che riportò alla luce questa tecnica, il dottor Mikao Usui, giunsi all’insegnamento. Mi ritrovai, profondamente emozionato, dinanzi a una folta platea di partecipanti intenzionati a comprendere come si potesse guarire con l’imposizione delle mani. Ancora oggi mi chiedo se fossi più emozionato io oppure loro. Il ghiaccio era rotto, il primo passo era compiuto. Mi sono sempre rifiutato di definire “insegnamento” ciò che stavo compiendo. La ritenevo una vera e propria missione. Mi sentivo come uno strumento nelle mani dell’Universo. Fu il tempo a darmi conferma dell’esattezza di quel che facevo. Incontrando, dopo qualche mese, i partecipanti ai miei corsi, li vedevo profondamente cambiati. Sembravano rifioriti: avevo acceso in loro la consapevolezza di essere migliori di quanto avessero sempre pensato o di quanto gli altri li avessero indotti a pensare di valere. Ritenevo tutto questo un premio per il mio lavoro. Durante i corsi mi sentivo come seduto su una nuvola, sospeso in una pace e un benessere infiniti. Mi sentivo un privilegiato nel poter compiere un qualcosa che sentivo appartenermi totalmente. Nella quiete interiore trovavo l’ispirazione e le parole per guidare persone che non conoscevano mentre contattavano emozioni che avrebbero cambiato per sempre la loro esistenza. Consegnandogli gli strumenti per rendersi indipendenti gli riconsegnavo la loro libertà svincolandoli per sempre da chi li voleva dipendenti e sotto controllo. Se, allora, mi avessero chiesto “perché fai i corsi?”, non avrei trovato le parole che sono in grado di usare adesso. Ora, con una più chiara lucidità, rispondo: “Faccio corsi perché, così, disegno il mondo che vorrei”. Vorrei un mondo di persone maggiormente consapevoli di Sé e di chi le circonda.
Per questo, ho deciso di scrivere OGNI GIORNO, e raccontare il mio cammino, le mie esperienze. Tutto ciò affinchè, ognuno, possa trovare, tra le parole, ciò che gli serve per "liberarsi".
Vi saluto e vi abbraccio. Ci vediamo domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
Se, dapprima, vedevo la formazione come qualcosa alla quale partecipare sporadicamente per migliorare i miei atteggiamenti, da quel momento, essa divenne parte integrante del mio quotidiano. Lo divenne anche il mio desiderio di trasferire agli altri ciò che apprendevo. Ad alimentare questo desiderio vi era il modo con cui osservavo il mondo. Vedevo solo gente che viveva nell’affanno, nella rabbia, nell’ansia. All’inseguimento cieco ed ostinato di un miglioramento della propria esistenza ottenuto nella maggior parte dei casi a scapito di qualche altro essere umano. In tutto questo non c’era un’etica. Non si trovava traccia del rispetto dell’altro, della sua dignità, dei suoi valori.
Compresi che se le persone avessero avuto la possibilità di vedere ciò che io avevo già visto, avrebbero trovato una più alta consapevolezza di Sé. In questa consapevolezza avrebbero trovato un maggior rispetto di Sé e delle persone che incontravano sul loro cammino.
Avrebbero dato un peso differente alle loro parole e al loro agire. Dovevo migliorarmi ogni giorno per essere in grado di trasferire in modo corretto la mia conoscenza agli altri: questo avrebbe costruito un mondo migliore.
I miei primi approcci all’insegnamento passarono attraverso discipline, cosiddette, “spirituali”: Reiki e Meditazione. Intrapresi il cammino che mi portava ad essere Master Reiki e, rispettando i tempi imposti da colui che riportò alla luce questa tecnica, il dottor Mikao Usui, giunsi all’insegnamento. Mi ritrovai, profondamente emozionato, dinanzi a una folta platea di partecipanti intenzionati a comprendere come si potesse guarire con l’imposizione delle mani. Ancora oggi mi chiedo se fossi più emozionato io oppure loro. Il ghiaccio era rotto, il primo passo era compiuto. Mi sono sempre rifiutato di definire “insegnamento” ciò che stavo compiendo. La ritenevo una vera e propria missione. Mi sentivo come uno strumento nelle mani dell’Universo. Fu il tempo a darmi conferma dell’esattezza di quel che facevo. Incontrando, dopo qualche mese, i partecipanti ai miei corsi, li vedevo profondamente cambiati. Sembravano rifioriti: avevo acceso in loro la consapevolezza di essere migliori di quanto avessero sempre pensato o di quanto gli altri li avessero indotti a pensare di valere. Ritenevo tutto questo un premio per il mio lavoro. Durante i corsi mi sentivo come seduto su una nuvola, sospeso in una pace e un benessere infiniti. Mi sentivo un privilegiato nel poter compiere un qualcosa che sentivo appartenermi totalmente. Nella quiete interiore trovavo l’ispirazione e le parole per guidare persone che non conoscevano mentre contattavano emozioni che avrebbero cambiato per sempre la loro esistenza. Consegnandogli gli strumenti per rendersi indipendenti gli riconsegnavo la loro libertà svincolandoli per sempre da chi li voleva dipendenti e sotto controllo. Se, allora, mi avessero chiesto “perché fai i corsi?”, non avrei trovato le parole che sono in grado di usare adesso. Ora, con una più chiara lucidità, rispondo: “Faccio corsi perché, così, disegno il mondo che vorrei”. Vorrei un mondo di persone maggiormente consapevoli di Sé e di chi le circonda.
Per questo, ho deciso di scrivere OGNI GIORNO, e raccontare il mio cammino, le mie esperienze. Tutto ciò affinchè, ognuno, possa trovare, tra le parole, ciò che gli serve per "liberarsi".
Vi saluto e vi abbraccio. Ci vediamo domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
martedì 30 novembre 2010
Dove può arrivare l'amore di un padre per il proprio figlio
L'ho già condiviso in passato ma è talmente pieno di significati che.... giudicate voi!
lunedì 29 novembre 2010
una grande lezione di vita...grazie nick vujicic
A volte, dopo una caduta, mi sembra di non avere la forza per rialzarmi, allora guardo lui.... e trovo tutto il coraggio che mi serve: Grazie Nick Vujicic, GRAZIE
mercoledì 24 novembre 2010
martedì 23 novembre 2010
una grande lezione di vita...grazie nick vujicic
I due minuti e mezzo che vi cambieranno la vita: impossibile non piangere!
sabato 23 ottobre 2010
Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà. Domandai a Dio che mi desse salute per realizzare grandi imprese: egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio. Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: mi ha fatto povero per non essere egoista. Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me: egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro. Domandai a Dio tutto per godere la vita: mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto. (K. Kilgour)
martedì 19 ottobre 2010
L'insostenibile leggerezza dell'essere (umano)...
Ho recentemente letto un'intervista.... http://ping.fm/WJfRJ
Ho recentemente letto un'intervista.... http://ping.fm/WJfRJ
lunedì 18 ottobre 2010
Avete visto la foto qui accanto?.....

Avete visto la foto qui accanto. Qualcuno, sbagliandosi, mi ha detto che si tratta di un dollaro! Sì, è vero, la foto ritrae un dollaro ma quello non è un semplice dollaro. Quella singola banconota appartiene a Mr. Bill Gates, ovvero, fa parte di un tesoro immenso! Quello che vediamo lì e definiamo come "un dollaro" è, in realtà, soltanto ciò che riusciamo a vedere! Semplicemente, non scorgiamo il tesoro che sta dietro a ciò che vediamo!!! Questo ci accade molto spesso o, forse, troppo spesso! Ci accade con le cose ma anche con le persone. Definiamo le persone con delle etichette, le cuciamo sui loro abiti e restiamo fermi lì, a fissare le etichette: senza vedere il tesoro. Così, tesori immensi, restano per sempre "la mia collega", "il mio vicino", "il mio capo" e, a volte, "mia moglie/marito". Fino a quando il rapporto con gli altri non sarà "io - tu" ma resterà "io - etichetta", continueremo a fissare l'etichetta e ci perderemo il tesoro su cui l'abbiamo cucita. Impariamo a considerare l'altro come un tesoro immenso. Se non vogliamo farlo, proviamo almeno a considerarlo un "semplice essere umano". Già questo approccio potrebbe riservarci piacevoli sorprese!
E, come diceva un famoso venditore di mobili tanti anni fa: provare per credere!
Ciao, un abbraccio a tutti.
Luca
Vi ricordo l'indirizzo per le domande/risposte in privato: rescue@lucapesci.com
domenica 17 ottobre 2010
venerdì 15 ottobre 2010
Qual’è il tratto caratteristico che accomuna l’uomo e il fiume. Tutti e due.... continua sul blog http://ping.fm/4ZOzP
mercoledì 13 ottobre 2010
This Bitter Earth On The Nature Of Daylight
Alzate il volume. Chiudete gli occhi e lasciate che Dinah Washington culli la vostra anima. In tutta la mia esistenza non ho mai sentito niente di così dolce: è un balsamo per le ferite dell'anima!
http://www.youtube.com/watch?v=DBxRp3pqwgo
http://www.youtube.com/watch?v=DBxRp3pqwgo
Un emozione può cambiarti la vita, aprirti un mondo che non conosci! Sii emozione! Togli gli ostacoli dal cuore: http://ping.fm/jTUtP
martedì 12 ottobre 2010
vi presento Joe Black - Joe non so chi sei
Una meravigliosa capacità di "perdersi" nell'altro/a: se vuoi spiegare l'Amore a qualcuno mostragli questa scena!
http://www.youtube.com/watch?v=wnUIX6knzX4
http://www.youtube.com/watch?v=wnUIX6knzX4
joe black colpo di fulmine
"Ascoltate" l'intensità di questa scena! M E R A V I G L I O S A!!!
http://www.youtube.com/watch?v=1S9yXqypxRg
http://www.youtube.com/watch?v=1S9yXqypxRg
mercoledì 6 ottobre 2010
margherita hack su berlusconi dopo la barzelletta su rosy bindi
http://www.youtube.com/watch?v=8YqWQtC00RU
mercoledì 29 settembre 2010
Che sia sto proprio lui? In questi giorni sono rimasto profondamente colpito da uno dei tanti... http://ping.fm/RQRiR
domenica 12 settembre 2010
venerdì 27 agosto 2010
i migliori anni della nostra vita - Renato Zero & Momix
emozioni a mille per testo, musica e ballerini...
da vedere, assolutamente! http://www.youtube.com/watch?v=CpJTgDaaGMU
da vedere, assolutamente! http://www.youtube.com/watch?v=CpJTgDaaGMU
giovedì 26 agosto 2010
martedì 24 agosto 2010
lunedì 23 agosto 2010
Per Annalisa, Mary, Isabella e tutti gli altri, la risposta è di seguito, cliccate sul link: http://ping.fm/YvzBr
domenica 22 agosto 2010
ISABELLA FERLINI in risposta al post di MARY: io penso a quella donna "dispotica e manipolatrice" http://ping.fm/RHgKs
venerdì 20 agosto 2010
♫ FORREST GUMP ♫
Quanta dolcezza in queste note, sciolgono quei fili sottili d'angoscia che, in questi giorni, opprimono l'Anima. Anche questo passerà!
http://www.youtube.com/watch?v=PEN1_ggo_GQ
http://www.youtube.com/watch?v=PEN1_ggo_GQ
lunedì 2 agosto 2010
Rihanna - Umbrella ft. Jay-Z
Bella, brava,... "tascabile": http://www.youtube.com/watch?v=CvBfHwUxHIk
Nelly Furtado - Say It Right
Mai vista tanta bellezza e tanta bravura insieme: http://www.youtube.com/watch?v=6JnGBs88sL0
domenica 1 agosto 2010
mercoledì 14 luglio 2010
L'italia va in Waka - Mondiali 2010 by Maxino.net - Parodia Shakira
Bella parodia della canzone di Shakira: http://www.youtube.com/watch?v=NOd4mXqwPO0
martedì 13 luglio 2010
il mio motorino antonio albanese
Un pezzo MITICO di Albanese: http://www.youtube.com/watch?v=78nzAVVkV88
lunedì 12 luglio 2010
Mezzo pieno
Ferrarelle sarà felice che io lo condivida ma anch'io sono felice di condividerlo. E' così bello, così pieno, così vivo, così pieno di insegnamenti che se i nostri spot fossero tutti così cresceremmo un mondo migliore!
http://www.youtube.com/watch?v=H3pIabc8YTM
http://www.youtube.com/watch?v=H3pIabc8YTM
Hanno ucciso di nuovo. Ancora una volta devo vergognarmi di appartenere alla categoria maschile.
http://ping.fm/HDe2R
http://ping.fm/HDe2R
domenica 11 luglio 2010
Efficienza tedesca e la solita furbizia italiana.
C'era un problema ed avevo anche trovato....
http://ping.fm/1tMYO
C'era un problema ed avevo anche trovato....
http://ping.fm/1tMYO
giovedì 8 luglio 2010
mercoledì 7 luglio 2010
venerdì 14 maggio 2010
lunedì 26 aprile 2010
venerdì 23 aprile 2010
giovedì 22 aprile 2010
lunedì 19 aprile 2010
martedì 13 aprile 2010
Famiglie ad EMISSIONE ZERO cresce ogni giorno: BRAVI! Per tutti gli altri: guardateci! http://ping.fm/vWlt2
venerdì 9 aprile 2010
lunedì 8 marzo 2010
Ecco il primo socialnetwork dedicato a piloti di moto ed auto: http://ping.fm/7NLxQ
Facciamolo crescere insieme!!!
Facciamolo crescere insieme!!!
venerdì 5 marzo 2010
piloti Per tutti gli amici piloti moto e auto: WinWinWin: il primo corso per imparare a vincere!!! http://ping.fm/RcyW4
venerdì 26 febbraio 2010
venerdì 19 febbraio 2010
Amici siete favolosi, gli iscritti al Fan Page crescono a vista d'occhio! Davvero grazie
http://ping.fm/ASdc7
http://ping.fm/ASdc7
mercoledì 20 gennaio 2010
martedì 19 gennaio 2010
lunedì 18 gennaio 2010
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