
Come ricorderete, ieri mattina dovevo recarmi a donare il sangue presso l’Avis. Mi sono regolarmente presentato al Centro Trasfusionale e, appena giunto in sala d’attesa, ho visto la dottoressa preposta al controllo prima del prelievo, che usciva di corsa dal suo studio e si dirigeva verso un altro reparto dell’ospedale. Dopo di me sono arrivati altri donatori e, insieme, abbiamo pazientemente atteso il ritorno della dottoressa. L’attesa non è stata affatto breve. Al suo ritorno la donna mostrava sul viso i segni evidenti del suo pessimo umore. M’invitò ad entrare, controllo la mia scheda, trasse un sospiro di sollievo e mi disse: “Meno male che sei qui.” Non riuscivo a comprendere la sua affermazione ma, per fortuna, proseguì: “Sono disperata, hai visto quanto tempo sono stata giù?”. In effetti la sua assenza era stata decisamente lunga. “Ho una paziente, giù in chemioterapia che ha bisogno di piastrine, di sangue, di tutto… non c’è verso di trovare niente…. È il tuo gruppo… fila su quella poltrona e vai a donare.”
Non trovai le parole per risponderle. Rimasi in silenzio per non intralciare i controlli che stava facendo su di me e, terminati questi, mi diressi verso una delle poltrone su cui avvengono le donazioni. Per accertarsi che tutto fosse ok, fu la dottoressa stessa ad occuparsi di predisporre tutto per la mia donazione nonostante ci fosse in sala l’infermiera preposta a questa attività. Le parole della dottoressa, il suo stato d’animo e quanto era accaduto, mi avevano profondamente toccato. Dono il sangue consapevole che viene utilizzato per aiutare altre persone che ne hanno necessità ma toccare “l’emergenza” così da vicino è un’altra cosa. Il sapere che c’è qualcuno che aspetta che il mio sangue venga lavorato per vedere aumentate le sue speranze di vita mi ha veramente toccato. Durante il prelievo, sdraiato sulla poltrona, mi sentivo particolarmente grato all’esistenza di avermi dato questa possibilità di aiutare gli altri. Come vi dicevo ieri, sapere che qualcuno può avere salva la vita grazie ad un gesto così naturale ma la cui importanza è direttamente proporzionale alla sua semplicità mi fa pensare che sarebbe follia non farlo. Provate ad immaginare che la donna rimasta in attesa del mio sangue fosse una persona a voi cara e che la sua sopravvivenza dipendesse dalla mia decisione di donare il sangue o di non donarlo: non sareste spinti dal desiderio di implorarmi a donare per tentare di salvare la persona a voi cara? Bene, io l’ho fatto! Ora tocca a voi!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
(Photo by Paolo Gepri)
Nella foto il Principe Diofebo Meli Lupi di Soragna
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