“Il mondo che vorrei”, ovvero, quelle che dipingo facendo il Life Coach, è un luogo in cui gli esseri umani si rapportano con i loro simili basando la relazione su un concetto di partenza sintetizzabile in “io ok, tu ok”. Questo il primo passo per andare nell’unica direzione sensata, cioè, quella in cui il rapporto con l’altro è “io – tu” e non “io – qualcosa”: “io –mia moglie”, “io – il mio capo”, “io – i miei amici”, “io – la società”. Se diamo “un etichetta” alle persone con le quali veniamo in contatto, caricheremo di aspettative il rapporto con esse. Se, ad esempio, considero la compagna della mia vita “una moglie”, avrò già appesantito il nostro rapporto con l’infinità di aspettative che un uomo adulto ha nei confronti della figura identificata come moglie. Pretenderò che l’essere che cammina al mio fianco svolga attività che, fino ad oggi, sono state, nell’inconscio collettivo, considerate insite nel ruolo di moglie: lavare, stirare, cucinare, pulire, badare ai figli, darmi affetto e sesso. In tutto ciò manca la parte più importante. Quella “moglie” è, semplicemente, una donna, così come io sono un uomo. Siamo a pari capacità, pari diritti, pari doveri, pari dignità. E’ qui per compiere le stesse esperienze che compio io in quanto essere umano. Se cammino insieme a lei in una situazione “io –tu” avrò creato un rapporto alla pari! Se mi pongo in una situazione di “io – moglie” avrò creato un rapporto senza equilibrio. Questo vale anche per le situazioni lavorative. Immaginate un rapporto “io – datore di lavoro”. Se mi dimentico che il datore di lavoro è, innanzitutto, un uomo, avrò creato le basi per un rapporto dove non c’è equilibrio ma solo pretese. Provate a pensare dove può portare tutto ciò. Andate a cercare i pensieri nell’inconscio collettivo e scoprirete che i vostri pensieri sono: “mi sfrutta, non mi paga abbastanza, guadagna col mio lavoro…”.
Potremmo andare avanti mesi ed accorgerci che il risultato è sempre lo stesso: quando il rapporto è “io – qualcosa” ci sono le basi per la frustrazione ed il fallimento!
La mia esperienza mi dice che, portando nell’essere umano la consapevolezza del suo essere persona e non etichetta e di potersi rapportare agli altri in un rapporto alla pari, cambia il mondo: in meglio. Ecco perché quest’attività la svolgo ogni giorno, da sempre, e voglio svolgerla ogni giorno ed ogni istante della mia vita. Vi è in me la convinzione che questa sia una sorta di missione che devo portare avanti per conto dell’Universo. Non nella presunzione di avere qualcosa da insegnare ma nella consapevolezza di essere uno “strumento”, un servo nelle mani di “qualcuno” che ha parole e mezzi per insegnare agli altri.
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
“Tutto accade, adesso”. Luca
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento