
“Work hard, play hard”. Questo concetto, traducibile in “lavora duramente e divertiti con altrettanta intensità” , è molto diffuso negli U.S.A. e, praticamente, sconosciuto in Italia. In un mondo lavorativo dove la competitività è stata esasperata dalla crisi, troppo spesso, ci si scorda di essere in presenza di “esseri umani” e non di “risorse umane”. Per questo, in Italia, pronunciare un “Work hard, play hard” sembra quasi fantascienza. Vi parlavo, nei giorni scorsi, dei rapporti personali basati sull’io-tu e non sull’io-etichetta (io-il mio capo; io-mia moglie, etc.). Provate a vedere l’orrore, sì, proprio l’orrore, che c’è nel termine tanto caro ai nostri esperti di human research: Risorse umane! Ditemi, onestamente, chi di voi, si sente una “risorsa umana” anziché “un essere umano”! Amo l’essere umano e mi indigno davanti a questa passione del mondo del lavoro di dare un po’ di cipria alle cose che ritiene brutte al fine di renderle più belle: così, spesso, finisce col peggiorarle. Sì, perché se assumo in azienda da me l’Ing. Mario Rossi e lo considero una risorsa umana, l’ho posto allo stesso livello del tornio, del trapano o dell’escavatore: anche se differenti, sono pur sempre risorse. Stressando un po’ il concetto potremmo dire che la nostra collaboratrice domestica (se ne abbiamo una) e la nostra lavastoviglie o il microonde sono sullo stesso piano: la prima è una risorsa “umana” ed i secondi sono due risorse “tecnologiche”. Se non togliamo “l’etichetta” sono davvero sullo stesso piano. Collaboratrice domestica, microonde e lavastoviglie hanno due cose in comune: svolgono un lavoro e costano! Sono due “risorse”! Una cammina le altre due stanno ferme in cucina. Se poniamo l’essere umano a livello di “risorsa” lo abbiamo svuotato, svilito, offeso. Quest’etichetta ha portato, com’era inevitabile, a paragonare l’essere umano ad una macchina utensile: quando servi ti sfrutto, quando non servi ti stacco la spina e ti metto “in magazzino”. E’ vero, viviamo in una società dove le competitività si sono esasperate, dove tutti produco e tutti vogliono vendere ma, tutto questo, doveva servire a creare più benessere all’uomo. Osservate, invece, cos’è accaduto. L’uomo, nella spasmodica corsa verso il benessere, nell’affannosa ricerca di un paradiso, è riuscito a creare un inferno nel quale ha intrappolato se stesso e molti suoi simili. Altro che “Work hard, play hard”. Soprattutto nel nostro paese c’è soltanto il “Work hard”, del “Play hard” nessuna traccia. In questo concetto, preso per intero, “Work hard, play hard”, c’è tutto il rispetto dell’essere umano. Ti riconosco come uomo, quindi, prendendo atto che non sei una macchina, riconosco che hai delle necessità di rispetto, dignità, relax, svago… sei un essere umano, non una risorsa umana. Non è un caso che le società che applicano, al loro interno, questa filosofia siano tra le più grandi del mondo. Volete qualche nome: Facebook, Google, eBay… Credo che non abbiano bisogno di presentazioni. Gli spazi lavorativi, in queste aziende sono uguali per tutti. Il sig. FB siede in mezzo ai suoi “colleghi” in una scrivania come la loro. Gli spazi lavorativi sono concepiti come spazi di lavoro, riposo e svago. Al loro interno, infatti, si lavora, ci si riposa, e ci si diverte (al fine di rigenerare corpo e mente). Vi dico queste cose non per averle sentite dire ma per esperienza personale. L’attività che ho svolto in eBay mi ha immerso nel mondo del “Work hard, play hard”. Accadeva esattamente ciò che ho descritto per FB. Si lavorava, ci si divertiva, ci si riposava. I risultati? Impressionanti, numeri mai visti da altre parti, target frantumati in meno di un terzo del tempo previsto! Lavoro, riposo, divertimento sono attività che competono ad un essere umano ma non ad una “risorsa umana”. Una risorsa umana è come un tornio: gli attacchi la spina e lui funziona. Sì, ma lo devi comandare altrimenti sta fermo lì e non produce nulla. Un essere umano non ha bisogno di spina elettrica e può stupire per i risultati che genera. Tutto ciò per dirvi che, l’esperienza mi insegna, come l’essere umano, per dare il meglio di Sé, non vada “spremuto” ma “LIBERATO”!
Vi saluto e vi abbraccio. Ci “leggiamo” domani.
"Tutto accade, adesso". Luca
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